et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Categoria: Sinestesia Pagina 3 di 4

She came in through the bathroom window

775 inutili parole su Heroes serie americana di fantascienza -Youtube- riti di iniziazione – fumetti – documentari – Matrix vs Equilibrium

La prima sequenza di Heroes1) Per qualche ragione il rito d’iniziazione, per il giovane (in genere maschio) che scopre i poteri o meglio di potere, coinvolge un palazzo, un terrazzo e una caduta. Per qualche ragione o forse per l’influsso di un vecchio documentario che David Attemborough girò nell’Isola di Pentecoste pubblicizzando l’arcaico rito del tuffo dalle torri di legno e che divenne un classico di “Avventura” o di qualche programma similare della splendida RAI degli anni 70. (Stessa probabile origine per il più canonico “bungee jumping”, se vogliamo.)

2)Come nell’isola di Pentecoste, se si vuole crescere davvero bisogna buttarsi.
Ovviamente si butta Dane McGowan dagli oltre 200 metri di Canary Wharf il grattacielo più alto di Londra, dove il suo folle mentore (uno dei sui folli mentori) lo conduce… è una delle scene più intense di “The Invisibles”, il geniale e squinternato fumetto di Grant Morrison: si butta e gli si apre un nuovo coraggioso mondo onirico e cospiratorio.
È la scena più smaccatamente copiata in “Matrix” il film che vanta il più grande numero di “ispirazioni”: mi ricordo che quando l’ho visto la prima volta, al benemerito cinema estivo Roma, al termine ero soddisfatto e frastornato dalla quantità di “ispirazioni” appunto, e mi chiedevo se sarebbero arrivate le cause per plagio almeno dagli eredi di Phil Dick. Ironia della sorte Matrix ha avuto un plagio quasi totale (con addirittura una scena totalmente ripetuta) con l’interessante “Equilibrium”.
(Interessante, soprattutto, comparare il migliore attore dei nostri giorni – Christian Bale ormai destinato ad essere oggetto di culto per la sua bravura “disumana” – con Keanu R. probabilmente il più inespressivo di tutti e in Matrix semplicemente inerte).

3) Se è necessario sporgersi sul ciglio del precipizio e buttarsi per crescere, allora perchè non farlo quel passo avanti? Se siamo gli eletti voleremo (o almeno sopravviveremo alla caduta) è matematico, e diventeremo eroi.
“Heroes” è la serie che NBC manda in onda con successo (destinata ai canonici 22 episodi di una serie completa ed oltre) e che, immagino, vedremo compiere la trafila alla “Lost”, prima sapidamente a disposizione di chi paga Sky e poi rovinata da RAIDUE a botte di tre episodi per volta. (NB. invece voci di corridoio me la dicono acquistata da Mediaset per Italia 1: – destino per altri versi immutato). Nella prima scena di Heroes un venticinquenne Peter Petrelli (un Peter P. come l’amazing Peter Parker, un altro che regola i conti postpuberali lanciandosi dai grattacieli) sul tetto del palazzo di New York si butta e vola via: è il sogno inspiratore. I superpoteri, lo sappiamo già, arriveranno e con quelli anche la canonica dose di superproblemi (Stan Lee secondo me, ci fa il pensierino ad una bella causa).
In lieve variazione sul tema ripete la cheerleader Claire, buttandosi da una impalcatura nel suo sesto tentativo di farsi del male davvero. Ma il suo superpotere è un “healing factor” anche più efficiente di quello di Wolverine e mentre le ossa si riformano e i tessuti lacerati si riparano le basta poco per rimettersi in sesto: anche per lei la prova di iniziazione è superata (infatti diviene ufficialmente un’eroina salvando subito un tale in un incendio). Avrà anche lei i suoi problemi ?
Più metaforico il salto di Hiro Nakamura, eroe eponimo della serie, capace di “curvare lo spazio tempo” e saltare per il tempo avanti e indrè (e ci aspettiamo la solita razione di paradossi). Hiro è il più interessante degli “heroes” e il più onesto: siccome i debiti si pagano testimonia subito qual è la sua fonte, il suo manuale del viaggio del tempo. È “Giorni di un futuro passato” la miniserie di X-Men scritta da Chris Claremont negli anni ottanta (ok, Chris, ti dobbiamo una birra!).
4) Heroes, come “Matrix” è una divertente e ben scritta saga del già visto: vero e super fumetto televisivo anche se, criticano giustamente alcuni, chiamare graphic novels le quattro pagine a fumetti disponibili sul sito ogni settimana, sembra un po’ esagerato. Heroes deve la trama supercomplicata e il festival dei personaggi a “Lost” e al suo strepitoso successo. Condisce con un realismo supereroista ispirato a “Watchmen” che, prevedo, vedremo filtrare sul grande schermo nei prossimi progetti delle major, aggiunge i soliti intrecci amorosi, non comuni tocchi grand-guignoleschi e qualche ingenuità attoriale. Con la solita, encomiabile, splendida fotografia vero tratto distintivo della fiction di qualità americana (e vero handicap delle produzioni de’ noaltri)

l’inizio di Heroes momentaneamente disponibile su YouTube.

And so I quit the police department
And got myself a steady job
And though she tried her best to help me
She could steal but she could not rob

She came in through the bathroom window, nella versione strozzata di Joe Cocker era la sigla di “Avventura” (ca 1975/78)

It may be the best song on the finest album by the greatest rock group of all time.

Black Dahlia

Ho visto, con l’immaginazione, un film che non ha ancora visto nessuno: “Black Dahlia” di B. De Palma. Perchè “La Dalia Nera” è il migliore e il mio primo Ellroy, letto dietro consiglio di un vero libraio, come nelle grandi città davvero non ci sono più, e infaustamente più volte consigliato.
(Perchè è un libro dove la violenza traborda le pagine e ti fa male). Perchè sono sicuro che De Palma tradurrà (come Hanson in L.A. Confidential ) con la necessaria patina anni quaranta e la usuale competenza, nè mancherà il piano sequenza pezzo-di-bravura che farà tutto (con l’esclusione della hors categorie Scarlett Johansonn) molto già visto.
Magari mi sbaglio ma si rilanceranno le storie trucide della Holliwood nera (che già infestano il web e ho paura anche solo a citarle).
Magari mi sbaglio ma ugualmente mi premunisco e provo a procurarmi una copia di “La Dalia Azzurra“, il film del 1947 alla base del soprannome della vera vittima. Un film veduto l’ultima volta una ventina d’anni fa ma ancora abbastanza in memoria (grazie ad un’altra hors categorie: Veronica Lake).

Dal classico al pop.

martedì, 23. novembre 2004, 12:58

i_colori_del_bianco Forse, se la percezione del passato antico fosse stata questa…
all’improvviso, un mondo che siamo abituati a percepire come austero e riflessivo, si ribalta completamente e diventa allegro come un circo.

http://www.adnkronos.com/Cultura/2004/Settimana48da22-11a28-11/20041122Icoloribianco.html

Ispirato dal mio divulgatore eroe: Philippe Daverio e la splendida Passepartout

That’s the Sound of the Men Working on the Chain ga-a-ang

lunedì, 24. novembre 2003, 15:54

 

[Colonna sonora: Sam Cooke Chain Gang]

"non dite a mia mamma che lavoro nella formazione professionale, lei pensa che faccia il pianista in un bordello"

Se mia madre trovasse il mio blog, novello adattamento dell’immortale caccia al diario dell’adolescenti, lo troverebbe così banalmente privo di festini e gozzovigli, così scevro di pruriginosi particolari piccanti che, paventando l’ipotesi, almeno faccio l’outing di cui sopra. Certi miei trascorsi artistici del resto, poco avevan da invidiare all’eroica figura di "musicista postribolare" [classificazione ISTAT 0113459 Artista/intrattenitore per Saloni di Servizi alla Persona]
La peggiore delle mie mansioni rimane il quotidiano scontro con moduli e registri tutti inopinatamente pregni del più funanbolico gergo settoriale: quando qualche ragazzo mi chiede il perchè dell’incomprensibilità delle riviste informatiche rispondo abbozzando. Ma loro son fortunati a non scontrarsi con l’universo parallelo e inconoscibile (non ineffabile, purtroppo) dei "crediti formativi", della "analisi ponderata del fabbisogno dei discenti", del "rapporto empatico tutoriale", e di talaltri nequizie che mi invoglierebbero (e ora lo faccio) a scriverne un generatore automatico (VTBG-online, ora lo brevetto, dove VTB sta per vocational training bullshit generator – Mamma perdonami se non traduco).
Chi sa fa, chi no insegna, chi proprio non capisce un trullàllero (mi raccomando la pronuncia sdrucciola se non non fa effetto) progetta.

Una emozione incerta – forse una non emozione.

mercoledì, 12. novembre 2003, 17:34

 

Lo straniero – outsider non stranger – prende il controllo.
Le "condizioni al contorno", l’ambiente, le persone, il lavoro: tutto precipita in una nuvola indefinita, in un effetto nebbia.
"Posso fare una domanda che non ci incastra niente" fa, come sempre (e sempre non ci incastra) una ragazza al mio corso, "perchè la mia macchina fotografica, quando il flash è semiscarico fa foto nebbiose ?" –
– "Perchè è un mondo difficile e nebbioso e il futuro è incerto "- vorrei risponderle.
Così, come nelle sue foto nebbiose mi appaiono le persone con le quali, più o meno, mi relaziono: un’ombra di irrealtà proiettata da un’ennesima ondata di solipsismo.
Oggi sono straniero al mondo.
Non fosse che per qualche labbra appena rosea su volti impalliditi dal primo freddo, complessioni immaginate tra i primi cappotti, uno o due sorrisi timidamente più coinvolgenti.
Non fosse che per i colpi di maglio, la realtà irrompe, sono i titoli dei giornali on-line che affrontano le breaking-news di bombe e morti ammazzati.

Un palinsesto come si deve (2)

 

o della Televisione Intelligente
Sette giorni di scelte più o meno ragionate per passare il tempo nonostante la TV

Rex luscus in orbe caecorum.

La 7, nel cascame complessivo dell’etere, regna (nonostante il sito un po’ incasinato). "Americana", il martedì sera, è una serie giornalistica dallo stile leggermente antico ma efficace. Altri tre o quattro programmi non sono malvagi addirittura quella che era una ciofeca inutile, StarGate, già epitome dei cerchi nel grano interpetati come geroglifici fatti dagli zapotechi portati dagli ufo nelle notti di luna nuova, con Valerio Massimo Manfredi è rifiorita a trasmissione spesso seria e gradevolmente incentrata sulla Storia (se non vera, verosimile).
Se poi l’occhio vuole la sua parte, le mie pendenze vanno verso Marica Morelli gentile co-anchor di OMNIBUS (tutte le mattine dalle sette alle nove), il cui blando accento e l’invertita vocalità barese contribuiscono ad aumentare quello che una volta si diceva il "sex-appeal" e a rendere vagamente voluttuoso il mio risveglio.

PS. Alla sera un analoga atmosfera di letizia mi inspirano le sapide cronache di Rula Jebreal nel bel telegiornale notturno.

Di "Americana" e di TV parla anche Pandemia

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