et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Categoria: Diario

Non il migliore, non il peggiore

So esattamente cosa facevo quindici anni fa a quest’ora. Anche diciassette a dire il vero.
Forse queste giornate servono a ritemprare la memoria a lungo termine: come vecchi provati da alzheimer anche io possiedo ricordi lontani cristallini almeno quanto nebulosi e sfocati mi sono i rimpianti vicini (nel tempo e nello spazio).
Riflettendoci, penso che il mio viaggio cronologico sia anche stato un viaggio spaziale, magari non così erratico come avrei voluto, ma sufficientemente spiazzante di luoghi, ambienti, colori diversi.

In un racconto lungo di Van Vogt (The Reflected Men (1971) • Il Cristallo Venuto dal Tempo) una specie di caccia al tesoro  per la salvezza dell’universo vede protagonisti diverse “istanze” di una sola persona: in un mondo dove differenti universi paralleli si toccano possono incontrarsi gli stessi individui plasmati da esperienze a volte solo complementari. Il “che sarebbe se” o meglio il “che sarei stato se” si vivifica.
Il migliore dei possibili me, posso immaginare alquanto diverso in carattere e fortuna, come mi giudicherebbe incontrandomi ?
Come per tutti gli uomini di buona volontà spero solo di essere sufficientemente dissimile dal peggiore dei possibili me stessi.
Incidentalmente, a me e agli altri me sparsi nel multiverso: buon compleanno.

Neuronia

un’epifania citazionaria

“in vece non ci cale michalcoff”

Dal di che nozze tribunali e are,ere, ire

l’accento non va pensiero, ma la donna è mobile muta tacendo (usa obbedir)

e obbedisco disco inferno (nel mezzo del cammin di compostela mi ritrovai)

così vai via col vento in poppa e popay the sailor sells seashells on the seashore

sciur padrun da le bele braghe bianche scogliere di dove non so

ma so ti rivedrò vecchio scarpone quanti di luce radio-azione popolare

alzati che si sta alzando e sul ponte di varolio sventola bandiera bianca

– continuiamo così facciamoci del male-dizione l’orgoglio mussulmano

è vinto e guai ai vinti e ritorna vincitore o sullo scudo fiscale ci cale

ci cale mentre di z la formica e l’orgia del potere operaio mimì metallurgico

ferito nell’onore ai caduti di balaklava che eran trecento eran giovani e forti

alle termopili corre il telethlon e piange il telemaco senza fili (tu quoque brute)

in vece non ci cale michalcoff ma michele vitello strogoff hai fatto tu la loff

si dmitri ne ho fatto venti litri quando sorge il sole libero e che ci ho

scritto giocondor ? No-o non esiste lo sporco impossibile ma l’uomo in ammollo

invisibile e claude rains in spain e gracida in campagna in sul calar del sole e

reca in mano gli arredi festivi che cadono

infranti (franti tu uccidi tuo) padre padrone del buio e delle tenebre

separate dalla luce il primo giorno e fu sera e fu mattina

del giorno più lungo

(ferisce il mio cuore con monotono languore)

viaggio (e una città per cantare) che comincia con un sol passo del tonale

e tanto tuonò che piovvero cats – memories of the way we were soldiers of fortune

o fortuna velut luna in ciel, dimmi che fai silenziosa come un’alce dai vivi

ci separa il tuorlo dal loglio e olezza di verbena e di candido hissopo e svariati

unguenti che inbalsamavano tut-ank-amon nume custode e vindice

di questa sacra terra distendi la pargoletta mano al pio bue anzi ne amo due

attenti a quei due o a questi che per me pari sono peer to peer face to face off

come a brodway danny rose (stat pristina) con ogni altro nome dell’ignoto è chiuso

in queste labbra frementi e i fremen su dune mosse e dune bugger sodomizzano e s’ode

a destra una squillo lei suonava il tredicesimo piano piano dolce è sentire che non

sogno o son destituito di ogni fondamento di programmazione destrutturata destruens

costruttore di pace maker dich mein hertz aus glass philip morrissey flesh for fantasy

island dei famosi (hai fatto i conti senza l’ost) no east no west wing no woman no

crying freeman dyson dit mois dice simon mago

alza in alto le mani

le sue

lui l'oeil

la trompe.

 

Scirocco

windsurf scirocco

Windsurfing a Frassanito – devo andarci !

Sei ancora preso dall’eccitazione e dal rush adrenalinico, ti vien voglia di ringraziare il mondo.

Che bella giornata quando abbandoni il lavoro un’ora prima e hai il tempo di raggiungere il mare e lo scirocco benigno ti insluffa 20 nodi abbondanti di caldo, teso, sensuale abbraccio, e la tavola vola (anche se non la sai domare, ma ci provi!) o per qualche minuto sembra seguirti.

Tu gridi ordini in una voce squarciagola solitaria e pesante: “bolina -maledizione” – l’espletivo in realtà è  più pesante–  prima intendendo plagiare la tavola a seguirti, poi solo a confortare te stesso, il fiato di pesante salsedine solo quella il vento non sembra portar via, i primi saltelli al lasco sulle onde poi, maestosa, definitiva, lisergica, esiziale, incontrollabile la tavola ti porta su e

plana.

Lo spettacolo è bello lo stesso vicino alla riva (al beach break) mentre trascini la tavola gli ultimi infami cinquanta metri di scarroccio per rientrare e allarghi le braccia a prendere il vento sul torace, i neuroni scaricano allegri e senti la 1812 di Ciaikoski: si proprio quella

Ti calmi un po’, basta con gli affanni di gioia  con lo sguardo lontano sopravvento invidii giovani dotati cavalieri ancora in sella, quasi apprezzi anche i kiters (no, non ci credo, questa è atarassia).

Componi, automatico, uno haiku sacro e blasfemo

entusïasmo
ho respirato Dio
ed ero io

Poi si fa tardi, smonti tutto, fai una doccia fredda e vieni via.

photo credits

Fantasmi dal Passato

Be’, capita che l’altra sera rivedo qualche scene del film “Il Colpo della Metropolitana” (The Taking of Pelham One Two Three quattro professionisti o presunti tali rapiscono un treno della metro di NYC e minacciano di uccidere gli ostaggi uno ad uno)… quelli erano anni in cui il buon Walter Matthau era grandissimo interprete di film di azione (per esempio Charley Varrick il meglio che vi possa capitare in TV nelle notti insonni, un tesissimo film di Don Siegel, assolutamente imperdibile !)… comunque il Colpo della Metropolitana ha la sua importanza perchè il vecchio volume mondadori del romanzo di John Godey da cui il film è tratto campeggiava nonsocome nella piccola libreria dell’ingresso di casa mia, l’unica a contenere libri non miei, adulti (io undecenne o poco più) tra i quali ricordo “Vestivamo alla marinara” della Suni Agnelli o “Paura di Volare” della Jong (che però avrei letto moolto più tardi..)… insomma il volume di Godey, con la storia nuda e cruda dei prototerroristi (in realtà venalissimi kidnappers) fu uno dei primi libri a scuotermi (io che mi pascevo ancora di Verne e Salgari alternandoli a classici meno capiti) e a segnalarmi l’emozioni forti della scrittura ..:: [in particolare una scena, che ricordo vent’anni dopo l’ultima rilettura, di amore tra il rubato e il sublimato tra un giovane malvivente e una sua (spero) sexy insegnante, in un flash-back narrativo oniricheggiante]::..

Getta la tua rete, buona pesca ci sarà….

Il web è largo più che profondo; me ne accorgo questi giorni.
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Frederic Prokosch ha solo una trentina di poveri riferimenti. (Soprattutto rivendite di libri rari, o cataloghi di biblioteche comunali…)
Eppure so che, nascosta nei meandri di qualche università, rimane la tesi definitiva, la ricerca su Prokosch che vorrei leggere, e non troverò mai…

Ho scoperto Prokosch leggendone, anni orsono, la prima edizione italiana (Longanesi) del “manoscritto di Missoloungi“, la “falsa” autobiografia di Lord Byron che Adelphi ha ripubblicato nell’89 e che consiglio. Da allora ricerco per bancarelle il suo “il Naufragio della Cassandra”. Scomparso.

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