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Replicanti, terminator, automi e cylons: quando mimetizzarsi tra gli umani diventa ragione d’essere.
Il mondo degli androidi di Philip K. Dick
Un soldato, un ufficiale, sporco, stanco, cammina lentamente per un deserto urbano post-bombardamento. Una guerra di posizione che dura da troppo tempo. Il nemico di una volta potrebbe diventare un alleato. È necessario raggiungere una delle ultime postazioni nemiche ancora rifornite per chiedere una tregua o una alleanza. C’è ancora qualche essere umano in vita, c’è ancora un po’ di umanità residua. Sbuca da dietro un muro un bambino, maglioncino e calzoni corti luridi, magrissimo, dimostra otto anni ma ne dichiarerà tredici, con in mano un orsetto lacero. Il bimbo si aggrega al messaggero; insieme proseguono per raggiungere l’avamposto.Dal bunker escono dei soldati, russi, guardano le due figure che si avvicinano, sparano a raffica contro il bambino.

… o della difficile arte del passare inosservati – considerazioni varie sul mimetismo nella fantascienza (prima parte)
Nil sapientiae odiosius acumine nimio
L’arte di passare inosservati – il neutrino sociale – ingannare l’occhio – le ostriche e i granchi nel mare – arrivano gli alieni e siamo noi
dal Vocabolario on line Treccani
mimèṡi s. f. [dal gr. μίμησις der. di μιμέομαι «imitare»], letter. – Propriam., imitazione. Il termine (anche nella forma traslitterata mìmesis) viene usato soprattutto nel linguaggio filosofico, dove acquista importanza con Platone il quale con esso designa la somiglianza delle cose sensibili alle idee; nella concezione platonica dell’arte, la mimesi è da condannare perché, imitando le cose, che a loro volta sono copia delle idee, si allontana tre volte dal vero
Un pacifico massacro.
Come “Pace Eterna” di Joe Haldeman abbia qualche piccolo problema di resa nella lingua di Dante probabilmente perchè le versioni economiche (URANIA) sono economiche per davvero e perchè nel 1998 non era disponibile la Wikipedia: quindi non stupitevi di trovare tra gli elementi comuni nell’universo il NITROGENO (no a questo punto non si è arrivato, qui) o come, infine, il vostro personaggio preferito sia promosso “Luogotenente” come all’epoca napoleonica.
Pace Eterna (Forever Peace, 1997) è un romanzo di Joe William Haldeman. Secondo la Wikipedia ha vinto nel 1998 i tre premi principali americani destinati ai romanzi di fantascienza: il Nebula Award, il premio Hugo e il John W. Campbell Memorial Award.
Ho trovato l’edizione Urania (24 mag 1998, Urania 1336, Arnoldo Mondadori Editore, Milano – prima ed unica edizione italiana) in bancarella (2 euro) e l’ho rapita. Haldeman è autore di pregevoli cose, almeno due romanzi da leggere (lo splendido Guerra Eterna, e il discreto Ponte Mentale) e racconti, antologie caratterizzate da scrittura tale per rientrare, proprio nel settore dove impera la legge di Sturgeon, nel dieci per cento (scarso) degli autori di qualità.
Il romanzo mi è apparso subito un pò sbilenco, strutturalmente confuso e pieno di imprecisioni: quante attribuirne all’autore e quante alla frettosola localizzazione sarà l’argomento di questo articolo, nato dal confronto della versione italiana con l’originale. Ho cercato di non svelare la trama per intero, ma, chi non voglia altre informazioni sulla storia è bene che non continui la lettura…
Solitudine amata,
Le bell’ombre ch’hai tu, son puri lumi,
Che ne l’età dorata
Fosti stanza et albergo ai sommi numi,
Onde chi vive in selve,
S’assomiglia agli dei, non a le belve.
Girolamo Fontanella – Ode alla vita solitaria via Biblioteca Italiana (nuovo link Ode alla Vita Solitaria)
venerdì, 4. luglio 2003, 10:09
"To seek it with thimbles, to seek it with care;
To pursue it with forks and hope;
To threaten its life with a railway-share;
To charm it with smiles and soap!"
il più lungo anagramma in lingua inglese dovrebbe essere questa parodia della "Caccia allo Snualo" – uno dei miei testi feticcio.
Mi dispiace per Silviolo, l’ottavo nano, ma come gaffeur ha ancora da imparare Cronaca segnala le stupefacenti dichiarazioni giapponesi (per esempio che gli stupratori di gruppo almeno testimoniano la propria virilità – classica dichiarazione da politico impegnato: non so se è stato Orina Suimuri o Narici Koipeli – i due più noti politici giapponesi…)
A proposito di Giappone,Cento Viste del monte Fuji citate da Dublog che non è il migliore dei blog iconografici. Guardare Giornale Nuovo, per esempio, serve a rifarsi gli occhi come quando si trova per caso, per case di alto-borghesi, dietro il piano mezza-coda che la prima figlia ormai fuori casa non suona più tanto spesso, vecchie edizioni Franco Maria Ricci.
"Arbasino con il rap/mette a posto pure il Trap" un vecchio articolo di Ferrara sulla sinistra facente facezie.
Gli ispiratori dei discorsi di Silviolo: potrebbero essere Pierre Dac (1893-1975) e Francis Blanche (1921-1974) – umoristi francesi creatori di una specie di Fantomas comico: Furax. In una profetica storia pubblicata in italia campeggiava, mantra di un gruppo di barbuti adoratori di un barbutissimo malvagio Gran Babù sempre pronto a distruggere il mondo, l’immortale filastrocca:
Tutti sanno di pupù / o che tanfo, che flagel
per fortuna il Gran Babù / lui olezza di chanel !"
che ricordo a memoria vent’anni abbondanti dopo l’ultima lettura.
Millenovecentosettantasette: Roma, gigantesca scritta all’Università "ASOR ROSA SEI PALINDROMO" o a Taranto, immortale per anni, purtroppo mai fotografata: "Berlinguer è come un rapanello / rosso di fuori e bianco nel cervello"
Era il tempo (direbbe l’Arbasino) di improbabili giochi di parole: i politici giapponesi l’ho citati di già.
Ci aggiungo le mie originali creazioni: il salumaio greco Panos Ekompanatikos e, ancora in giappone, il capo yakuza Sonomo Katzuto.
L’ultima filastrocca, molti la ricordano, la pronuncia la Regina Himica in Jeeg Robot d’Acciaio:
…dopo scontri e lotte, riuscirà ad impossessarsi del segreto della campana di bronzo custodita nel petto di Hiroshi ma tale informazione le risulterà fatale. Accompagnata da un fedele ministro si reca nella Grotta del Drago, invocando il suo aiuto. Con la ormai celeberrima preghiera (rimasta nella memoria di tutti i fan di Jeeg, allora bambini ^_^)
"Neghi, neghi, nasanucolò" – o anche
"Neghini, neghini, nasanucolò"
riesce a evocare il Signore del Drago, chiamato anche Imperatore delle Tenenebre. Quest’ultimo però la ringrazia assassinandola, usurpandone il trono e dando il via ad una campagna ancor più spietata nei confronti dei terrestri.
E per finire con la Space Opera anche il "più puro degli eroi" aveva un punto debole: ecco la ragazza originale della serie Captain Future (versione Hamilton).
Vai Capitan Futuro "picchia duro anche per noi" !