et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Tag: testi

Mimesi (4) – Robot e replicanti

Replicanti, terminator, automi e cylons: quando mimetizzarsi tra gli umani diventa ragione d’essere.

Il mondo degli androidi di Philip K. Dick

Un soldato, un ufficiale, sporco, stanco, cammina lentamente per un deserto urbano post-bombardamento. Una guerra di posizione che dura da troppo tempo. Il nemico di una volta potrebbe diventare un alleato. È necessario raggiungere una delle ultime postazioni nemiche ancora rifornite per chiedere una tregua o una alleanza. C’è ancora qualche essere umano in vita, c’è ancora un po’ di umanità residua. Sbuca da dietro un muro un bambino, maglioncino e calzoni corti luridi, magrissimo, dimostra otto anni ma ne dichiarerà tredici, con in mano un orsetto lacero. Il bimbo si aggrega al messaggero; insieme proseguono per raggiungere l’avamposto.Dal bunker escono dei soldati, russi, guardano le due figure che si avvicinano, sparano a raffica contro il bambino.

Neuronia

un’epifania citazionaria

“in vece non ci cale michalcoff”

Dal di che nozze tribunali e are,ere, ire

l’accento non va pensiero, ma la donna è mobile muta tacendo (usa obbedir)

e obbedisco disco inferno (nel mezzo del cammin di compostela mi ritrovai)

così vai via col vento in poppa e popay the sailor sells seashells on the seashore

sciur padrun da le bele braghe bianche scogliere di dove non so

ma so ti rivedrò vecchio scarpone quanti di luce radio-azione popolare

alzati che si sta alzando e sul ponte di varolio sventola bandiera bianca

– continuiamo così facciamoci del male-dizione l’orgoglio mussulmano

è vinto e guai ai vinti e ritorna vincitore o sullo scudo fiscale ci cale

ci cale mentre di z la formica e l’orgia del potere operaio mimì metallurgico

ferito nell’onore ai caduti di balaklava che eran trecento eran giovani e forti

alle termopili corre il telethlon e piange il telemaco senza fili (tu quoque brute)

in vece non ci cale michalcoff ma michele vitello strogoff hai fatto tu la loff

si dmitri ne ho fatto venti litri quando sorge il sole libero e che ci ho

scritto giocondor ? No-o non esiste lo sporco impossibile ma l’uomo in ammollo

invisibile e claude rains in spain e gracida in campagna in sul calar del sole e

reca in mano gli arredi festivi che cadono

infranti (franti tu uccidi tuo) padre padrone del buio e delle tenebre

separate dalla luce il primo giorno e fu sera e fu mattina

del giorno più lungo

(ferisce il mio cuore con monotono languore)

viaggio (e una città per cantare) che comincia con un sol passo del tonale

e tanto tuonò che piovvero cats – memories of the way we were soldiers of fortune

o fortuna velut luna in ciel, dimmi che fai silenziosa come un’alce dai vivi

ci separa il tuorlo dal loglio e olezza di verbena e di candido hissopo e svariati

unguenti che inbalsamavano tut-ank-amon nume custode e vindice

di questa sacra terra distendi la pargoletta mano al pio bue anzi ne amo due

attenti a quei due o a questi che per me pari sono peer to peer face to face off

come a brodway danny rose (stat pristina) con ogni altro nome dell’ignoto è chiuso

in queste labbra frementi e i fremen su dune mosse e dune bugger sodomizzano e s’ode

a destra una squillo lei suonava il tredicesimo piano piano dolce è sentire che non

sogno o son destituito di ogni fondamento di programmazione destrutturata destruens

costruttore di pace maker dich mein hertz aus glass philip morrissey flesh for fantasy

island dei famosi (hai fatto i conti senza l’ost) no east no west wing no woman no

crying freeman dyson dit mois dice simon mago

alza in alto le mani

le sue

lui l'oeil

la trompe.

 

Powered by WordPress & Tema di Anders Norén