et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Tag: Letteratura

Filastrocche (molte) e politica (meno)

venerdì, 4. luglio 2003, 10:09

 

"To seek it with thimbles, to seek it with care;
To pursue it with forks and hope;
To threaten its life with a railway-share;
To charm it with smiles and soap!"

il più lungo anagramma in lingua inglese dovrebbe essere questa parodia della "Caccia allo Snualo" – uno dei miei testi feticcio.

Mi dispiace per Silviolo, l’ottavo nano, ma come gaffeur ha ancora da imparare Cronaca segnala le stupefacenti dichiarazioni giapponesi (per esempio che gli stupratori di gruppo almeno testimoniano la propria virilità – classica dichiarazione da politico impegnato: non so se è stato Orina Suimuri o Narici Koipeli – i due più noti politici giapponesi…)

A proposito di Giappone,Cento Viste del monte Fuji citate da Dublog che non è il migliore dei blog iconografici. Guardare Giornale Nuovo, per esempio, serve a rifarsi gli occhi come quando si trova per caso, per case di alto-borghesi, dietro il piano mezza-coda che la prima figlia ormai fuori casa non suona più tanto spesso, vecchie edizioni Franco Maria Ricci.

"Arbasino con il rap/mette a posto pure il Trap" un vecchio articolo di Ferrara sulla sinistra facente facezie.

Gli ispiratori dei discorsi di Silviolo: potrebbero essere Pierre Dac (1893-1975) e Francis Blanche (1921-1974) – umoristi francesi creatori di una specie di Fantomas comico: Furax. In una profetica storia pubblicata in italia campeggiava, mantra di un gruppo di barbuti adoratori di un barbutissimo malvagio Gran Babù sempre pronto a distruggere il mondo, l’immortale filastrocca:

Tutti sanno di pupù / o che tanfo, che flagel
per fortuna il Gran Babù / lui olezza di chanel !"

che ricordo a memoria vent’anni abbondanti dopo l’ultima lettura.

Millenovecentosettantasette: Roma, gigantesca scritta all’Università "ASOR ROSA SEI PALINDROMO" o a Taranto, immortale per anni, purtroppo mai fotografata: "Berlinguer è come un rapanello / rosso di fuori e bianco nel cervello"

Era il tempo (direbbe l’Arbasino) di improbabili giochi di parole: i politici giapponesi l’ho citati di già.
Ci aggiungo le mie originali creazioni: il salumaio greco Panos Ekompanatikos e, ancora in giappone, il capo yakuza Sonomo Katzuto.

L’ultima filastrocca, molti la ricordano, la pronuncia la Regina Himica in Jeeg Robot d’Acciaio:

…dopo scontri e lotte, riuscirà ad impossessarsi del segreto della campana di bronzo custodita nel petto di Hiroshi ma tale informazione le risulterà fatale. Accompagnata da un fedele ministro si reca nella Grotta del Drago, invocando il suo aiuto. Con la ormai celeberrima preghiera (rimasta nella memoria di tutti i fan di Jeeg, allora bambini ^_^)
"Neghi, neghi, nasanucolò" – o anche
"Neghini, neghini, nasanucolò"

riesce a evocare il Signore del Drago, chiamato anche Imperatore delle Tenenebre. Quest’ultimo però la ringrazia assassinandola, usurpandone il trono e dando il via ad una campagna ancor più spietata nei confronti dei terrestri.

E per finire con la Space Opera anche il "più puro degli eroi" aveva un punto debole: ecco la ragazza originale della serie Captain Future (versione Hamilton).
Vai Capitan Futuro "picchia duro anche per noi" !

Le maschere di Sirene

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Le maschere di Sirene sono il simbolo di tutti gli artifici con cui l’uomo cerca di affrontare il mondo

Riccardo Valla: L’universo in maschera di Jack Vance

Sirene non è un pianeta tranquillo.
Fan, la capitale, è un intrico di moli e canali sul Litorale Titanico, l’unica zona civilizzata.
Il continente è territorio dei barbari. Il mare esterno infestato di feroci animali.
I Sireniani, che comunicano tra loro cantando accompagnandosi con dozzine di piccoli strumenti musicali portatili suonati abilmente, hanno costituito una strana società individualista-edonista-guerriera.
Ogni cittadino guadagna/mantiene il proprio “strakh” (prestigio/onore/classe) con le proprie abilità di artigiano, di guerriero, di musicista (in genere interlacciate).
Lo “strakh” di un uomo, l’unica moneta di Sirene, è evidenziato dalla elaborata, artistica maschera che ciascuno indossa -per non dover mai perdere la faccia.
Un’uomo di indiscusso valore indosserà un’Orco Silvano o una Tigre dei Venti del Sud, uno studioso sfoggerà un Gufo Speleo o un’Astrazione notturna. Uno straniero, giù in basso nello strakh, potrà appena permettersi una Falena Lunare o un Grillo Lacustre, mascherine comiche e senza pretese appena un po’ più su dei cenci di stoffa che nascondono il viso degli schiavi. E’ chiaro che i più valenti artigiani si contenderanno l’onore di donare schiavi, barconi, maschere, artifatti ad un Dominatore del Drago Marino, ricevendo loro stessi un vantaggio in strakh dall’accettazione del loro lavoro da parte del Lord Eroe.

Ogni uomo è una maschera su Sirene. Ogni maschera un’attestazione di status.

Le maschere si usano in ogni momento, in accordo con la filosofia per cui uno non deve essere obbligato a mostrare un’immagine imposta da fattori che esulano dal proprio controllo, e deve godere della libertà di scegliere l’aspetto esteriore più consono con il proprio strakh. Nell’area civilizzata di Sirene (il litorale titanico) nessuno mostra il proprio volto nudo per nessuna circostanza: esso costituisce il segreto fondamentale dell’individuo.

Sul nostro pianeta, la vecchia Terra, lo “strakh” è legato al lavoro, alla posizione sociale, ai soldi, all’aspetto fisico, all’abilità nei rapporti umani. Ricordo un amico che, vedendo una ragazza di bell’aspetto accompagnarsi con un ragazzo di (presumibile) “strakh” inferiore chiamava questo fatto “un abominio”.
E’ vero, tuttavia, che lo “strakh” si simula o si acquista: le nostre maschere sono l’abbigliamento (andate ad un colloquio di lavoro senza giacca e cravatta e fatemi sapere), la proprietà di linguaggio e l’accento, il corpo palestrato e il seno ristrutturato.
Più semplicemente è sufficiente una Porsche nera per acquisire uno strakh decisamente elevato.
Forse è meglio Sirene. (Questa frase la canto, accompagnata dal Gomapardo.)

Jack Vance creatore di mondi e ingegnere dell’utopia: una comunità di internettiani pubblica l’opera integrale. Sulle vecchie bancarelle, la migliore edizione della “Falena Lunare” in “I Figli dello Spazio” – Grandi Opere Editrice Nord -antologia assolutamente imperdibile – Traduzione di G.L. Staffilano. In questi giorni in edicola nel Millemondi Estate dedicato a Vance.

Avendo un paio d’ore di connessione veloce disponibile c’è questo radio-dramma (inglese). (ora su youtube)

Imago

Ovvero fantasma, oppure “dell’attrazione” perchè “…nulla esiste di più singolare del rapporto tra persone che si conoscano solo con gli sguardi…” cito (e rovino) a memoria Thomas Mann di Morte a Venezia.

Poi la trovo la citazione:

Niente di più singolare, più imbarazzante che il rapporto fra persone che si conoscono solo attraverso gli occhi – che si vedono tutti i giorni a tutte le ore, si osservano e nello stesso tempo sono costretti dall’educazione o dalla bizzarria a fingere indifferenza e a passarsi accanto come estranei, senza saluto nè parola. Fra di loro c’è inquietudine ed esasperata curiosità, l’isteria di un bisogno insoddisfatto, innaturale e represso di conoscersi e di comunicare e soprattutto una sorta di ansiosa attenzione. Infatti l’uomo ama e onora l’uomo fino a che non è in grado di giudicarlo, e il desiderio è frutto di una conoscenza incompleta.

…il desiderio è frutto di una conoscenza incompleta.
Riprendo questo post dopo 10 giorni, (giorni di niente) ancora scosso dalla potenza della frase… poi conosco, beneinteso, la ragazza che mi aveva spinto a iniziare questo discorso, ancora, e a questo punto per sempre, incompleto.

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