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Le maschere di Sirene sono il simbolo di tutti gli artifici con cui l’uomo cerca di affrontare il mondo

Riccardo Valla: L’universo in maschera di Jack Vance

Sirene non è un pianeta tranquillo.
Fan, la capitale, è un intrico di moli e canali sul Litorale Titanico, l’unica zona civilizzata.
Il continente è territorio dei barbari. Il mare esterno infestato di feroci animali.
I Sireniani, che comunicano tra loro cantando accompagnandosi con dozzine di piccoli strumenti musicali portatili suonati abilmente, hanno costituito una strana società individualista-edonista-guerriera.
Ogni cittadino guadagna/mantiene il proprio “strakh” (prestigio/onore/classe) con le proprie abilità di artigiano, di guerriero, di musicista (in genere interlacciate).
Lo “strakh” di un uomo, l’unica moneta di Sirene, è evidenziato dalla elaborata, artistica maschera che ciascuno indossa -per non dover mai perdere la faccia.
Un’uomo di indiscusso valore indosserà un’Orco Silvano o una Tigre dei Venti del Sud, uno studioso sfoggerà un Gufo Speleo o un’Astrazione notturna. Uno straniero, giù in basso nello strakh, potrà appena permettersi una Falena Lunare o un Grillo Lacustre, mascherine comiche e senza pretese appena un po’ più su dei cenci di stoffa che nascondono il viso degli schiavi. E’ chiaro che i più valenti artigiani si contenderanno l’onore di donare schiavi, barconi, maschere, artifatti ad un Dominatore del Drago Marino, ricevendo loro stessi un vantaggio in strakh dall’accettazione del loro lavoro da parte del Lord Eroe.

Ogni uomo è una maschera su Sirene. Ogni maschera un’attestazione di status.

Le maschere si usano in ogni momento, in accordo con la filosofia per cui uno non deve essere obbligato a mostrare un’immagine imposta da fattori che esulano dal proprio controllo, e deve godere della libertà di scegliere l’aspetto esteriore più consono con il proprio strakh. Nell’area civilizzata di Sirene (il litorale titanico) nessuno mostra il proprio volto nudo per nessuna circostanza: esso costituisce il segreto fondamentale dell’individuo.

Sul nostro pianeta, la vecchia Terra, lo “strakh” è legato al lavoro, alla posizione sociale, ai soldi, all’aspetto fisico, all’abilità nei rapporti umani. Ricordo un amico che, vedendo una ragazza di bell’aspetto accompagnarsi con un ragazzo di (presumibile) “strakh” inferiore chiamava questo fatto “un abominio”.
E’ vero, tuttavia, che lo “strakh” si simula o si acquista: le nostre maschere sono l’abbigliamento (andate ad un colloquio di lavoro senza giacca e cravatta e fatemi sapere), la proprietà di linguaggio e l’accento, il corpo palestrato e il seno ristrutturato.
Più semplicemente è sufficiente una Porsche nera per acquisire uno strakh decisamente elevato.
Forse è meglio Sirene. (Questa frase la canto, accompagnata dal Gomapardo.)

Jack Vance creatore di mondi e ingegnere dell’utopia: una comunità di internettiani pubblica l’opera integrale. Sulle vecchie bancarelle, la migliore edizione della “Falena Lunare” in “I Figli dello Spazio” – Grandi Opere Editrice Nord -antologia assolutamente imperdibile – Traduzione di G.L. Staffilano. In questi giorni in edicola nel Millemondi Estate dedicato a Vance.

Avendo un paio d’ore di connessione veloce disponibile c’è questo radio-dramma (inglese). (ora su youtube)