venerdì, 18. aprile 2003, 16:10

Stamane ero imbottigliato in una fila di automobili (be’, le scuole son chiuse e inizia il ponte del millennio). Purtroppo il caldo imponeva il finestrino aperto ("Primavera, i gomiti spuntano dai finestrini" Campanile – credo) e ciò impediva il mio consueto rito scacciatempo: sgarganare arie d’opera da basso inventandone testo e melodia (è abbastanza facile, il basso fa in genere il babbo afflitto e/o cieco o il gran sacerdote bene o male dicente).
Insomma, nel relativo silenzio, poco altro da fare che rimuginare.

Mi mancava il mio computer e la mia rete e il mio blog, dove ho controllo. Mi basta un tag e cambio l’apparenza del mio mondo (o della mia porzione di mondo) qui io sono un demiurgo se non un dio e l’idea diventa cosa.

Di fronte al comune fluire degli eventi è molto poco il controllo che mi (ci) rimane.

Anche il corpo risponde poco al controllo: voglio perdere cinque chili, aspetta che metto il tag giusto – voglio cantare come pavarotti, un attimo che carico il driver.

Allora mi rimane la macchina binaria, che fa tutto quello che dico, e un poco mi illude.

La parola di oggi è "saccheggio" – (in inglese "looting") attività sportiva aerobica praticata in guerra e pace, in democrazia e dittatura. (Grazie presurfer)

…le persone che usano i computer e che ci lavorano tendono a sviluppare un complesso di deità perchè l’uso di una macchina che fa quello che le ordini, senza ambiguità (e in genere senza domande) porta a credere di essere un dio e come tale senza uguali.
Could your blog come back to haunt you? (mia traduzione approssimativa)