giovedì, 11. novembre 2004, 19:46

 

Vivo, privilegiato, in una zona sempre più multietnica, nella piccola chinatown di pisa. I ragazzini che giocano i pomeriggi domenicali nel cortile di casa provengono, fuor di metafora, da quattro continenti, anche se, beati bimbi, hanno già la dolce cadenza toscana.
Ho migliori rapporti, in generale, con i nuovi arrivati, complice probabilmente la vasta e accogliente colonia sudamericana del mio circondario, rispetto ai vecchi indigeni italiani, in generale post-ottuagenari scostanti e nervosi, afflitti da morbi e invalidità, appesi alle loro finestre a discorrere, loro più che altro incomprensibili, a malapena badati da belle slave dagli occhi intelligenti.
Gli unici stranieri che, ma solo a volte, scatenano, se non fastidio, una certa pena, sono i ragazzi di bottega cinesi, che lavorano indefessi al carico scarico dei camion, e traversano le strade già bloccate dalle doppie file di auto con processioni di muletti a mano, ripartendo i colli per le megamercerie e i negozi dalle lanterne rosse sulle insegne. Poi, anche se la sera prima ho strombazzato per passare in strada, il giorno dopo ci vado lo stesso, nella megamerceria, a comprare inutili gadget e canne da pesca con incorporata radio e lente d’ingrandimento, pensandoci sempre un po’ , ai ragazzi del muletto.