lunedì, 31. marzo 2003, 13:20

guerra

Lento, casuale, laterale, il (un) lutto fa la sua comparsa – tangenziale, appena sentito, a scurire i volti e aggrottare le espressioni, a volte per circostanza ad abili consueti attori, oppure per riflesso, perchè ogni morte anche la più lontana ci figura la nostra – appena che riesca a toccarci direttamente con il rimando delle amicizie e parentele, delle comunanze e delle vicinanze, delle anagrafi e delle topologie.
Un canto triste si alza, le anime in coro un po’ più unite, le voci più arrochite.
Un ragazzo, seduto sul banco laterale in una vecchia chiesa freddissima, piega la testa all’indietro, poggiandola contro il muro, gli occhi lucidi puntano i cassettoni del soffitto.

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Casualmente trovo l’immagine del guerriero curdo qui sopra.
Maledettamente somigliante.
Giuro, potrei essere io.