Titolo: Il disprezzo (Le Mépris)

Anno: 1963

Regista: Jean-Luc Godard

 

Il disprezzo è un film drammatico franco-italiano del 1963 diretto da Jean-Luc Godard, con protagonisti Brigitte Bardot, Michel Piccoli e Jack Palance. Il film segue la disintegrazione del matrimonio tra lo scrittore in difficoltà Paul Javal (Piccoli) e la sua bellissima moglie Camille (Bardot), mentre navigano nel periglioso mondo del cinema e dei suoi compromessi artistici.

“Le cinéma, disait André Bazin, substitue à notre regard un monde qui s’accorde à nos désirs. Le Mépris est l’histoire de ce monde.” (“The cinema, said André Bazin, substitutes for our gaze a world more in harmony with our desires. Contempt is a story of that world.”)

Paul viene assunto dal produttore americano Jeremy Prokosch (Palance) per riscrivere la sceneggiatura di un adattamento cinematografico dell’Odissea di Omero, nienteedimeno. Con l’aumentare della tensione tra il regista Fritz Lang (che interpreta se stesso) e Prokosch, la relazione tra Paul e Camille diventa sempre più tesa. Lei si sente trascurata dal marito e inizia a mettere in discussione il loro rapporto. Con la fine delle riprese del film, la relazione della coppia raggiunge il punto di rottura.

Il disprezzo, che pure è uno dei più compatti dei film godardiani è strutturato in modo non lineare, con  sequenze oniriche e flashback per esplorare il turbamento interiore dei personaggi. Il film è diviso in cinque capitoli, ognuno dei quali inizia con un diverso piano del corpo di Bardot. Questa frammentazione della narrazione riflette la natura frammentata della relazione della coppia.

La colonna sonora del film, composta da Georges Delerue, è caratterizzata dalle sue orchestrazioni lussureggianti e dalle melodie struggenti, che catturano perfettamente il tono malinconico del film. La musica viene utilizzata per sottolineare il turbamento emotivo dei personaggi, in particolare durante la scena finale del film.

In termini di interpretazione, Il disprezzo può essere visto come una critica all’industria cinematografica e ai compromessi che gli artisti devono fare per ottenere successo. L’uso della struttura narrativa frammentata da parte di Godard riflette il modo in cui l’industria cinematografica può distruggere le relazioni e portare alla disintegrazione personale.

La prima scena de Il disprezzo è una ripresa lunga e statica del corpo nudo di Brigitte Bardot, che si gira e si rivolge allo spettatore con una espressione sognante. Questa sequenza, che dura diversi minuti, è stata ampiamente analizzata dagli studiosi del cinema per la sua complessità simbolica e visuale. Godard, infatti, utilizza il corpo di Bardot come una sorta di schermo su cui proiettare le emozioni dei personaggi. La scena simboleggia la bellezza e l’idealismo che si frantumano nella realtà caotica e compromettente dell’industria cinematografica. Ho ripensato a questa scena quando ho visto l’analoga (forse una citazione) scena dei crediti iniziali di Lost in Translation costruita sul corpo di Scarlett Johansonn.

La storia produttiva

Godard ebbe notori contrasti con il produttore italiano Carlo Ponti, che aveva finanziato il film. Ponti cercò di imporre alcune scelte artistiche a Godard, tra cui l’aggiunta di una scena di sesso tra Paul e Camille. Godard si rifiutò di girare la scena, sostenendo che sarebbe stata incoerente con il tono malinconico e riflessivo del film. In seguito, Ponti cercò di tagliare alcune sequenze, tra cui quella della sala cinematografica, che ritrae i personaggi che guardano un film di Fritz Lang. Godard si oppose fermamente a questo taglio, poiché riteneva che la sequenza fosse una metafora potente sull’alienazione umana e l’impossibilità di comunicare. Nonostante queste divergenze, il film fu completato e presentato al Festival di Cannes del 1963, dove fu accolto con entusiasmo dalla critica.

A seguire, la distribuzione e la circolazione de Il disprezzo sono state piuttosto complesse, con diverse versioni e montaggi disponibili a seconda del paese e del supporto di diffusione.

La versione originale del film, presentata al Festival di Cannes nel 1963, aveva una durata di 103 minuti. Tuttavia, questa versione fu tagliata dalla produzione italiana di Carlo Ponti, che eliminò alcune sequenze e modificò la colonna sonora. La versione italiana distribuita nei cinema durava solo 82 minuti e fu stroncata dalla critica per le pesanti modifiche apportate al film.

Negli anni ’80, la Cinémathèque Française ha restaurato il film, ricostruendo la versione originale di Godard. Questa versione, distribuita in DVD e Blu-Ray, ha una durata di 101 minuti e presenta una colonna sonora diversa rispetto alla versione italiana.

Inoltre, esiste una versione di Il disprezzo in cui le sequenze girate in francese sono state doppiate in inglese, poiché la produzione di Ponti intendeva distribuire il film in America. Questa versione, che ha una durata di 104 minuti, presenta alcune differenze rispetto alla versione originale, tra cui una colonna sonora differente e alcune scene tagliate. A memoria mi sembra che Mereghetti nel suo meritorio Dizionario dei Film, almeno nella prima edizione del 1993, desse due voti diversi (tipo quattro stelle e una sola) alle due versioni.

In ogni caso, la versione più diffusa e considerata quella più vicina alle intenzioni di Godard è la versione restaurata dalla Cinémathèque Française, che ha una durata di 101 minuti e presenta la colonna sonora originale del film.