et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Categoria: Karass

Una emozione incerta – forse una non emozione.

mercoledì, 12. novembre 2003, 17:34

 

Lo straniero – outsider non stranger – prende il controllo.
Le "condizioni al contorno", l’ambiente, le persone, il lavoro: tutto precipita in una nuvola indefinita, in un effetto nebbia.
"Posso fare una domanda che non ci incastra niente" fa, come sempre (e sempre non ci incastra) una ragazza al mio corso, "perchè la mia macchina fotografica, quando il flash è semiscarico fa foto nebbiose ?" –
– "Perchè è un mondo difficile e nebbioso e il futuro è incerto "- vorrei risponderle.
Così, come nelle sue foto nebbiose mi appaiono le persone con le quali, più o meno, mi relaziono: un’ombra di irrealtà proiettata da un’ennesima ondata di solipsismo.
Oggi sono straniero al mondo.
Non fosse che per qualche labbra appena rosea su volti impalliditi dal primo freddo, complessioni immaginate tra i primi cappotti, uno o due sorrisi timidamente più coinvolgenti.
Non fosse che per i colpi di maglio, la realtà irrompe, sono i titoli dei giornali on-line che affrontano le breaking-news di bombe e morti ammazzati.

Il Ladro di Cappuccini

artedì, 4. novembre 2003, 17:55

 

Al centro commerciale, isola aperta nel weekend, mi provo a colazionare con caffè macchiato e muffin.
Cominciamo male, penso, quando la solerte barista mi rimanda alla cassa per scontrino e muffin – intanto Le preparo il caffè – mi fa. Mi piego alla sua richiesta. E’ sempre lei che ricompare alla cassa, la collega ancora latita, io pago e mi conferma – "il suo caffè è pronto sul banco".
Al banco, sovrappensiero sfogliando il giornale vedo il mio caffè appena appena alla mia destra; quasi non noto la signorotta quarantacinquenne che sbafa un cornettone di fronte al macchiato.
Allungo la mano e lo prendo.
I commentini raggiungono il mio ipotalamo con troppa lentezza, ma gli sguardi, omicidi, mi trafiggono: non posso fare a meno di notarli.
"Nemmeno a chiedere, ma guardunpo’, che maleducazione" col tono di dire :"Eccolo, il genocida! No, peggio, il rapitore di caffè macchiati…" -.
Presto le due donne colpite dal più nefasto dei crimini solidarizzano come due scampate (seppur gravissimamente ferite) ad una atomica: io a scusarmi ci provo lo stesso, adducendo le mie ragioni (era il mio caffè! ##### [explicit]) – la pietà mista allo schifo deforma i loro volti manco parlassero con la feccia più imfame.
Io il caffè me lo sono bevuto lo stesso. E il muffin non era poi male.

Come avvenne che diventai un OBI, per una notte.

 

OBI, osservazione breve e intensa, è quando ti ricoverano dal Pronto Soccorso,
e così mi è accaduto (come doveva accadere – Bokonon) che mentre andavo a fare la spesa
il pomeriggio di giovedì mi ritrovassi senza più il mio fidato senso dell’equilibrio, a barcollare con le vertigini e presto, a vomitare.

Al pronto soccorso dell’Ospedale di Pontedera ti accolgono garbate infermiere e giovani dottoresse, molto
convincenti nel mandarti imbarellato a fare una visita dall’otorino, o una urgente TAC. Poi, osservazione in medicina e ricovero, fino alla visita il giorno dopo da parte del primario neurologo che, con molta, giustificata credo, sicurezza afferma capitale "la mia valutazione è negativa" ovvero, fò io, è positiva, anche la TAC conferma, niente di niente.

Nei libri di Stephen King, quando qualcuno sbarcolla e sente odore di aranci marci in un centro commerciale, al minimo si ritrova un tumore al cervello e la capacità di vedere i morti come nel "Sesto Senso": io nisba, grazie a Dio, e solo una fugace visita al Medicina 1, per una notte anche abbastanza calma (salvo il malato -di mente anche presumo – della stanza accanto che, con voce femminile strilla tutta la notte "vieni… vieeeeeeni… vieniiiiiiii…" poi attacca ancora, molto lamentandsosi come per un dolore insopportabile "puttanaaaa… puttanaaa… lucianaaaaaa…").

Al mattino mi fanno uscire per "quasi totale scomparsa dei sintomi" e concludo la mia avventura da OBI, ancora un po’ scioccato e con la pressione sul bassino.

Ma mi sento bene, la moglie del mio compagno di stanza, entra alle otto in camera e dice: "Sa, quello della stanza di sopra non ce l’ha fatta". Non lo conosco ma sento, in distanza medici e paramedici che discutono fissando l’orario del decesso.

La gioia del ritorno !

eolie3

E io che stupidamente indugiavo in bagni nel mare disumanamente bello delle Eolie, (in compagnia dei miei degni sodali) quando avrei potuto essere qui, a lavorare in allegria al calor bianco dei trenta gradi di una Toscana che anela pioggia e fresco autunnale (e che presto li subirà con rimpianto).
Con lo stesso rimpianto confesso nostalgia per la doppia riviera di Milazzo, il maestoso dominante castello, le sette sorelle, davvero specchio delle Pleiadi, cime marron-verdi nel mare blu cobalto, che non a caso due furbi dei scelsero per degna sede.

Powered by WordPress & Tema di Anders Norén