et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Categoria: Bibliotheca Pagina 2 di 4

Terrore dallo spazio profondo

Mimesi (2) – l’invasione degli ultracorpi

Gli alieni siamo noi.

Invasion of The Body Snatcher - 1956

Invasion of The Body Snatcher – 1956

Sono molti a dire che il seminale film di Don Siegel sia una metafora (abbastanza) trasparente della temuta e contrastata infiltrazione dei comunisti nella società borghese dell’America in pieno recovery postbellico.  Altri invece leggono una critica al maccartismo dilagante: Don Siegel ha sempre affermato la sua volontà di creare un prodotto di (mero) entertainment.

Per me “Invasione” e ancora di più il suo bellissimo remake del 1978 “Terrore dallo Spazio Profondo” sono una costruzione drammatica tutta basata sulla concretizzazione di un delirio paranoico.

L'Invasione degli Ultracorpi

Mimesi (1) – un’analisi del mimetismo nella fantascienza

… o della difficile arte del passare inosservati – considerazioni varie sul mimetismo nella fantascienza (prima parte)

 

Nil sapientiae odiosius acumine nimio

L’arte di passare inosservati  – il neutrino sociale – ingannare l’occhio –  le ostriche e i granchi nel mare  – arrivano gli alieni e siamo noi

dal Vocabolario on line Treccani

mimèṡi s. f. [dal gr. μίμησις der. di μιμέομαι «imitare»], letter. – Propriam., imitazione. Il termine (anche nella forma traslitterata mìmesis) viene usato soprattutto nel linguaggio filosofico, dove acquista importanza con Platone il quale con esso designa la somiglianza delle cose sensibili alle idee; nella concezione platonica dell’arte, la mimesi è da condannare perché, imitando le cose, che a loro volta sono copia delle idee, si allontana tre volte dal vero

Tradurre tradendo: la versione italiana di “Pace Eterna” di Joe Haldeman

Un pacifico massacro.

Come “Pace Eterna” di Joe Haldeman abbia qualche piccolo problema di resa nella lingua di Dante probabilmente perchè le versioni economiche (URANIA) sono economiche per davvero e perchè nel 1998 non era disponibile la Wikipedia: quindi non stupitevi di trovare tra gli elementi comuni nell’universo il NITROGENO (no a questo punto non si è arrivato, qui) o come, infine,  il vostro personaggio preferito sia promosso “Luogotenente” come all’epoca napoleonica.

Immagine di Pace eternaPace Eterna (Forever Peace, 1997) è un romanzo di Joe William Haldeman. Secondo la Wikipedia ha vinto nel 1998 i tre premi principali americani destinati ai romanzi di fantascienza: il Nebula Award, il premio Hugo e il John W. Campbell Memorial Award.
Ho trovato l’edizione Urania (24 mag 1998, Urania 1336, Arnoldo Mondadori Editore, Milano – prima ed unica edizione italiana) in bancarella (2 euro) e l’ho rapita. Haldeman è autore di pregevoli cose, almeno due romanzi da leggere (lo splendido Guerra Eterna, e il discreto Ponte Mentale) e racconti, antologie  caratterizzate da scrittura tale per rientrare, proprio nel settore dove impera la legge di Sturgeon, nel dieci per cento (scarso) degli autori di qualità.

Il romanzo mi è apparso subito un pò sbilenco, strutturalmente confuso e pieno di imprecisioni: quante attribuirne all’autore e quante alla frettosola localizzazione sarà l’argomento di questo articolo, nato dal confronto della versione italiana con l’originale. Ho cercato di non svelare la trama per intero, ma, chi non voglia altre informazioni sulla storia è bene che non continui la lettura…

Allora buon Darwin Day

la HMS Beagle

Sarebbe bello iniziare il post dedicato al Darwin Day (quello vero, quello del centenario) con un incipit rutilante, classico, marziale e tonitruante da finire sulle antologie, ma, a volte, atteso che la ispirazione come il coraggio uno non se la può; dare, o si va avanti copiando qualcosa o si traccheggia. (Che poi è sempre stato il non ufficiale motto di queste note e di questo sito – che non si chiama blandamente invano!

Eppure, per una parte ascosa e ineffabile di umanità, una parte poco propensa all’urlìo e alla propaganda, quella di oggi è una data importante e l’uomo che celebriamo è un uomo importante. Da qualche parte, e diffusa come solo internet sa fare, c’è la classifica dei 100 più importanti personaggi storici di sempre (The 100: A Ranking of the Most Influential Persons in History: un saggio molto discusso di Michael H. Hart che la Big W mi dice un astrofisico) e Charles è solo 16°. Non ho parole. Almeno Galileo è 12° (ti sei ricordato di essere uno scienziato infine).

Chi vive in selve…

elban

 

 
 
 

Solitudine amata,
Le bell’ombre ch’hai tu, son puri lumi,
Che ne l’età dorata
Fosti stanza et albergo ai sommi numi,
Onde chi vive in selve,
S’assomiglia agli dei, non a le belve.

Girolamo Fontanella –  Ode alla vita solitaria via Biblioteca Italiana (nuovo link Ode alla Vita Solitaria)

Il ragazzo e il suo cane

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“Sono passati solo ventidue anni”.

Alla fine è bello avere un’età in cui si può dire una frase del genere. Ventidue anni dopo ho ancora la copia del “Science Fiction Film Source Book” di David Wingrove comprata per poche migliaia di lire alla benemerita “Borsa del Fumetto” a Milano, polverosissimo  reperto che ha passato buona parte di questo quasi quarto di secolo su armadi o in scatole sotto il letto. Nel libro, segnati con un puntino (a matita, quasi invisibili) i film visti. Non segnato, e in attesa di esser visto, con una favorevolissima recensione: “A Boy and His Dog” (Usa, 1975) dall’acclamata short story di Harlan “Non ho bocca e devo urlare” Ellison (che, pluripremiato dal fandom, è un autore tutto da riscoprire). Dunque la visione, (che io sappia il film non è mai passato in Italia) ha atteso ventidue anni, quando sul benemerito Public Domain Torrent (che ha una discreta collezione di genere) ho scoperto pubblicato il DivX del film – post-atomico ben classificato nella gradevole classifica top 50 dystopian movies. (Io però preferisco la dizione “Utopia Negativa” e la metà dei film citati tra i cinquanta, effettivamente non sono del genere).

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Bella fotografia e storia pompata negli aspetti grotteschi criticava (con una certa ragione) Wingrove. Non il peggiore degli adattamenti, dunque, sorte che, nel campo della SF tocca a Dick (tutto oscenamente massacrato o tradito a cominciare da Blade Runner – bello ma non dickiano- per arrivare a Minority Report – non bello e ancora meno dickiano) come autore e a “I am Legend”** come romanzo.

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Il capolavoro di Matheson festeggia quarant’anni di riusciti tentativi di massacro (e forse il primo film “L’ultimo uomo sulla Terra – con Vincent Price è il migliore – anche questo su Public Domain Torrents) culminati con la versione del 2007. Un film con un pregevole Wil Smith che butta via la storia per un finale immondo e perchè non si può fare a meno (pensano i produttori di oggi) di milioni di dollari di CGI che rendono i vampiri appena meno realistici dei  mostri di un videogioco.

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E anche il medio The Omega Man (in Italiano con l’epico titolo “1975:occhi bianchi sul pianeta terra” – passava su Raitre e su Retequattro a orari antelucani) che Wingrove stroncava e che “I’m the Legend” prende alla base proprio come un remake, alla cura del tempo sopravvive quasi migliorando per i basettoni di Charlton Heston (epico pure lui), un John Colicos spiritato, lo split screen (nostalgia della mia gioventù) e le improbabili pettinature afro.

primer

E allora qual è la migliore fantascienza di oggi?  Quella mumble-core di “Primer” (Usa, 2004) (sul sito si può comprare il DVD d’importazione) dove giovani ingegneri (nerd più che geek) con le camicie in acrilico cambieranno il mondo da un laboratorio nel garage (ma è impossibile!!), quella teoretica superstring di “Sunshine” (ingredienti: q-ball, solitoni etc. etc.)  quella accanitamente politica di “28 Weeks Later”,  quella vittoriana quasi steam-punk di certe serie americane bgalactica

(da Battlestar Galactica a Lost a, perchè no,  House MD). Al confronto  quanto mi deludono i megablockbuster o i “cristologici” a la Children of Men*.

Allora ben vengano i (piccoli) classici di trent’anni fa.

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* Children of Men però scatena tutta la mia passione per la musica sacra –  la colonna sonora (John Tavener qui recensita) è al servizio della natività penitenziale, compresa un’eccezionale versione di Good Bye Ruby Tuesday che da sola vale il biglietto. Canta Battiato, ovviamente.

** David L. Pike parla di Will Smith e confronta “I’m the legend” con “A Boy and His Dog” in questo bell’articolo di Bright LIght che ho, inconsapevolmente, plagiato per il titolo del mio post. Non per nulla è il mio sito di cinema preferito.

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Un altro, disordinato, elenco di film post-apo.

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