mercoledì, 12. novembre 2003, 17:34

 

Lo straniero – outsider non stranger – prende il controllo.
Le "condizioni al contorno", l’ambiente, le persone, il lavoro: tutto precipita in una nuvola indefinita, in un effetto nebbia.
"Posso fare una domanda che non ci incastra niente" fa, come sempre (e sempre non ci incastra) una ragazza al mio corso, "perchè la mia macchina fotografica, quando il flash è semiscarico fa foto nebbiose ?" –
– "Perchè è un mondo difficile e nebbioso e il futuro è incerto "- vorrei risponderle.
Così, come nelle sue foto nebbiose mi appaiono le persone con le quali, più o meno, mi relaziono: un’ombra di irrealtà proiettata da un’ennesima ondata di solipsismo.
Oggi sono straniero al mondo.
Non fosse che per qualche labbra appena rosea su volti impalliditi dal primo freddo, complessioni immaginate tra i primi cappotti, uno o due sorrisi timidamente più coinvolgenti.
Non fosse che per i colpi di maglio, la realtà irrompe, sono i titoli dei giornali on-line che affrontano le breaking-news di bombe e morti ammazzati.